Ottimismo come strategia di salute

Ottimismo come strategia di salute

Ottimismo come strategia di salute

Da quando nei paesi industrializzati è aumentata l’aspettativa di vita, è aumentato anche il numero degli eccezionalmente longevi, cioè degli oltre 85enni.

Che vivono non solo più a lungo, ma un tempo maggiore in assenza di malattia. Longevità quindi con qualità di vita. E così invece che studiare le malattie per capire come funzionano e come prevenirle, una branca della ricerca si dedica alla positive biology, cioè allo studio dei molto sani, per capire quali fattori determinino le loro condizioni di longevità e salute.

In tal senso, la genetica risulta confinata a una percentuale che non supera il 30%, con rilevanza sempre maggiore attribuita agli stili di vita, che modificano NON il DNA, ma la sua espressione (v. Siamo i nostri geni? Chiediamolo all’ape regina).

E tra i fattori non genetici, emerge l’ottimismo. Cioè la disposizione che induce a scegliere e considerare i lati migliori della realtà, attendendosi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi, diventa un determinante di salute.

Una serie di studi aveva già evidenziato come gli ottimisti morivano meno prematuramente rispetto a chi non lo era. Ma nel 2019 uno studio co-realizzato dall’Università di Boston e dalla Scuola di Harvard ha correlato l’ottimismo con una vita più lunga e con un ridotto rischio di sviluppare malattie croniche. Tra cui depressione e diabete di tipo 2. Sia nelle donne che negli uomini.

In particolare, in una complessa analisi su 70.000 soggetti, coloro che si sono classificati come molto ottimisti hanno espresso una durata della vita dell’11-15% più lunga, con una probabilità del 50-70% maggiore di raggiungere gli 85 anni, rispetto ai gruppi meno ottimisti (1).

E ancora, solo di qualche mese fa, una correlazione simile tra qualità di vita e ottimismo in donne con tumore al seno (2).

Le persone ottimiste tendono ad avere livelli più bassi di infiammazione, di colesterolo, e in generale marcatori più sani in ambito cardiovascolare (3), metabolico (4), immunitario e polmonare rispetto alle persone meno ottimistiche.

Ma sono anche più propensi a impegnarsi in comportamenti sani come rimanere attivi, mangiare correttamente, non fumare, non abusare di alcol.

E quindi di fatto non si sa se l’ottimismo influisca direttamente sul funzionamento biologico, o se a farlo siano le abitudini sane verso cui gli ottimisti propendono.

Così come si può imparare ad allenarsi o a mangiare sano, si può imparare ad essere ottimisti?

In parte rimaniamo figli dei nostri genitori ed ereditiamo anche la propensione al bicchiere mezzo pieno, ma solo per il 25%.

Il resto, sembra si possa apprendere e costruire (5, 6).

Quindi, buon ottimismo, come strategia di salute e lunga vita!

 

(1) Lee et al. Optimism is associated with exceptional longevity in 2 epidemiologic cohorts of men and women. Lewina O. Proceedings of the National Academy of Sciences Sep 2019, 116 (37) 18357-18362; DOI: 10.1073/pnas.1900712116

(2) Fasano J et al. Optimism and coping: do they influence health outcomes in women with breast cancer? A systemic review and meta-analysis. Breast Cancer Res Treat. 2020 Oct;183(3):495-501. doi: 10.1007/s10549-020-05800-5. Epub 2020 Jul 21. PMID: 32691379

(3) K. A. Matthews et al. Optimistic attitudes protect against progression of carotid atherosclerosis in healthy middle-aged womenPsychosom. Med. 66640644 (2004)

(4) J. K. Boehm et al. Relation between optimism and lipids in midlifeAm. J. Cardiol. 11114251431 (2013)

(5) Y. M. C. Meevissen et al. Become more optimistic by imagining a best possible self: Effects of a two week interventionJ. Behav. Ther. Exp. Psychiatry 42371378 (2011)

(6) M. L. Peters et al. Manipulating optimism: Can imagining a best possible self be used to increase positive future expectancies? J. Posit. Psychol. 5204211 (2010)