Vuoi stimolare la memoria? Annusa

NAso e cervello: quale relazione?

Vuoi stimolare la memoria? Annusa

Il senso dell’olfatto, a lungo bistrattato nella nostra cultura e poco valorizzato –  Platone lo accostava alla lussuria e ai piaceri frivoli e  Kant lo definiva il senso “più ingrato e apparentemente meno necessario” – prende la sua rivincita e con garbo chiede attenzioni. Senza le quali, ci abbandona.

E così senza cure e con il trascorrere distratto del tempo, si può iniziare a perderlo, per cui è comune tra le persone anziane l’incapacità di identificare un odore specifico, di distinguerlo da altri o addirittura di rilevarlo.

Non si sa esattamente perché accade, ma si sa che la riduzione della capacità di riconoscere gli odori può essere predittiva del declino cognitivo, tanto non solo da essere comune in persone con malattie neurodegenerative, ma addirittura da affliggere il 90% dei malati di Parkinson.

Disfunzione olfattiva che si manifesta spesso prima che compaiano altri sintomi, diventando un interessante campanello di allarme, con un rischio doppio di sviluppare demenza tra i soggetti che ne patiscono rispetto a chi mantiene invece intatta la funzione.

E quindi…cosa capiterebbe se si allenasse l’olfatto?

Studi recenti raccontano come i risultati esiterebbero non solo in un miglioramento della percezione degli odori, ma anche di capacità cognitive – come la fluenza verbale e la memoria – che con l’olfatto non hanno nulla a che fare.

Il legame tra olfatto e cervello è infatti non solo stretto, ma anche complesso. In generale, la percezione olfattiva inizia nella parte posteriore del naso, dove milioni di neuroni sensoriali formano l’epitelio olfattivo, da cui parte il segnale elettrico che arriva al bulbo olfattivo, alla corteccia olfattiva, all’ìppocampo, al talamo e alla corteccia orbito-frontale, con una complessiva stimolazione di molti e differenti aree cerebrali.

Studi degli ultimi mesi hanno anche evidenziato come in soggetti già affetti da declino cognitivo lieve allenare l’olfatto abbia permesso – oltre che il riconoscimento di odori specifici – di agire anche aumentando lo spessore dell’ippocampo, quindi con modificazioni morfologicamente evidenti.

Siamo quello che sperimentiamo. In ogni modo: con il movimento, le relazioni, lo studio, la musica, il divertimento. E anche con l’olfatto.

Per cui…buone allenanti annusate!