Banana e performance. Mito o realtà?

banana e performance

Banana e performance. Mito o realtà?

Il creatore del mito banana-performance fu Chang, tennista 17enne, che agli ottavi di finale del Roland Garros del 1989 vinse contro il numero 1 al mondo Ivan Lendl. Vinse destabilizzando il suo avversario, perdendo tempo, lamentando infortuni, battendo dal basso e rispondendo alla battuta da centro campo. E mangiando banane.

E da allora, Federer, Nadal, Murray, Simon, Keys, Šarapova, Marcos Rojo all’Europa League, Peter Siddle nel cricket. Insomma, i campioni mangiano banane. Ed il dato è particolarmente curioso, perché non esiste supporto scientifico per il suo utilizzo in campo.

Proviamo a fare i conti.

In una partita – indipendentemente dalla disciplina praticata – il flusso ematico deve essere veicolato ai muscoli e deve essere disponibile una buona quota di glucosio.  La capacità di assorbimento degli zuccheri è di circa 60g di glucosio ogni ora. 100g se in miscele con il fruttosio.

E durante un esercizio ad alta intensità si possono utilizzare fino a 200-240g di glucosio/h. Molto più di quanto se ne possa assumere con la dieta, ma almeno quello va garantito.

le banane sono scarse di zuccheri, con solo 15g di carboidrati per 100g di alimento. 

Inoltre, qualunque cibo in forma solida assunto durante una partita non sarà mai digerito in breve tempo. Non farà altro che stazionare nello stomaco, senza rendere disponibili gli zuccheri nel sangue e creando un dirottamento ematico verso l’apparato digerente, con riduzione dell’ossigeno ai muscoli.

Da cui le indicazioni di assumere gli zuccheri – fondamentali per la prestazione – in forma liquida, così da ridurre al minimo la fase digestiva e renderli immediatamente biodisponibili.

Zuccheri a parte, la banana viene anche profusamente utilizzata per il contenuto in potassio, oligoelemento associato all’insorgenza dei crampi.

Ma la correlazione crampi-carenza di potassio è ormai da anni messa in dubbio, ipotizzando (v. lo specifico post Crampi muscolari. Miti e realtà.) un’insorgenza di natura neurologica più che muscolare, senza corrispondenza con la carenza di sali come potassio o magnesio. 

E ricordando che se 100g di banana contengo 350mg di potassio, 100g di albicocche disidratate ne vantano 1260mg, 100g di fichi secchi 1010 mg, 100g di uvetta 864mg, 100g di datteri 750mg, 100g di castagne secche 738mg. Decisamente più abbondanti (dati tratti da http://www.bda-ieo.it).

Quindi bocciatura per contenuto zuccherino, consistenza solida, quantitativi e ruolo del potassio. Evidentemente, risulta senza supporto scientifico l’impiego della banana DURANTE un’attività.

Rimane valido invece il suo utilizzo nella dieta varia di uno sportivo, oltre che per il contenuto in polifenoli e antiossidanti, per gli effetti benefici – da anni sfruttati dalla medicina tradizionale thailandese ed indiana – nei disordini del tratto gastrointestinale e nella diarrea, o – medicina iraniana – negli stati depressivi. 

Quindi alimento interessante, ma …niente superfood per vittorie clamorose. 

Per dettagli: Plasma Potassium Concentration and Content Changes After Banana Ingestion in Exercised Men. Kevin C. Miller. Journal of Athletic Training 2012 47:6, 648-654 

Pereira A, Maraschin M. Banana (Musa spp) from peel to pulp: ethnopharmacology, source of bioactive compounds and its relevance for human health. J Ethnopharmacol. 2015 Feb 3;160:149-63.

P. Partha, A.B. Hossain. Ethanobotanical investigation into the Mandi ethnic community in Bangladesh.Bangladesh. Journal of Plant Taxonomy, 14 (2007), pp. 129-145

A. Touwaide, E. Appetiti. Knowledge of Eastern materia medica (Indian and Chinese) in pre-modern Mediterranean medical traditions: a study in comparative historical ethnopharmacology. Journal of Ethnopharmacology, 148 (2013), pp. 361-378

M. Tavakkoli-Kakhki, et al. Omega-3 and omega-6 content of medicinal foods for depressed patients: implications from the Iranian Traditional Medicine. Avicenna Journal of Phytomedicine, 4(2014), pp. 225-230

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