Che senso ha la dieta dei gruppi sanguigni?

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Che senso ha la dieta dei gruppi sanguigni?

Dieta chetogenica (v post Dieta chetogenica. Strategia utile in gara?) , dieta zona (v Dieta zona. Strategia utile in gara?), e ora dieta dei gruppi sanguigni.

Che senso ha questa dieta?

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Di nessuna dieta è così facile esprimere un parere. 1 solo è lo studio a oggi pubblicato.

D’Adamo nel suo libro Eat Right For Your Type (1996) ipotizza una correlazione tra il gruppo sanguigno e la dieta, attirando l’attenzione del pubblico con oltre 7 milioni di copie vendute  ed entrando nella lista dei bestseller del New York Times.

Da un punto di vista antropologico, sembra essere nato prima il gruppo 0, poi l’A, il B e infine l’AB.

D’Adamo sostiene che seguendo le abitudini alimentari del periodo in cui il proprio gruppo è nato si possa migliorare lo stato di salute e ridurre il rischio di malattie croniche.

In pratica, il tipo 0 è un carnivoro, quindi: dieta ricca di proteine.

L’ A è un vegetariano: dieta priva di carne, a base di frutta e verdura, fagioli e legumi e cereali integrali.

Il B deve evitare mais, frumento, grano saraceno, lenticchie, pomodori, arachidi e semi di sesamo.

Per l’AB gli alimenti su cui concentrarsi: tofu, frutti di mare, latticini e verdure verdi.

A parte l’indubbia tristezza nel pensare di essere un AB…bisogno ricordare che i gruppi sanguigni hanno un significato importante in alcune ricerche che cercano di ricostruire la storia genetica dell’uomo, utilizzando i gruppi ABO come fattori per misurare la distanza genetica fra popolazioni.

E probabilmente affascinato da tali ricerche, D’Adamo ha ipotizzato la sua teoria alimentare.

Ma le teorie – per essere vendute come scientifiche – devono passare al vaglio appunto della scienza.

E qui il fascino cessa.

Un unico studio, nel 2014, cerca di determinare su 1455 soggetti l’associazione tra dieta in base ai gruppi sanguigni e biomarcatori di salute cardiometabolica.

Risultato: NESSUNA CORRELAZIONE

Esiste altro? Di pubblicato e scientifico no.

Come quindi sia possibile, senza dati accreditati, raccontare la validità di uno schema alimentare, rimane il vero mistero.